di Gino Gallo
Sono ormai diverse volte che mi viene chiesto di scrivere o raccontare come è nata l'Atlavir e come ho vissuto io l'esperienza in questa società. Da quel mese di settembre 1973, sono passati trenta anni e certi ricordi si fanno sempre più sfumati, ma alcuni fatti importanti accaduti allora sono chiari nella mia memoria. Rivalta era a quel tempo un paese in forte espansione ed era evidente la necessità e la voglia di tante ragazze e ragazzi di fare attività sportiva. L'unica società esistente allora era l'A.C. Rivalta che praticava calcio e che ovviamente non poteva soddisfare le tante richieste, anche femminili.
Da pochi mesi era giunto a Rivalta come viceparroco un giovane sacerdote, don Bartolo Perlo, che attento alle problematiche giovanili colse subito questa esigenza e si mise all'opera per vedere di creare delle opportunità. Il suo lavoro venne sostenuto fortemente dall'allora parroco don Luigi Caccia.
Don Bartolo contattò diverse persone che avevano praticato sport agonistico proponendo loro di fare gli allenatori, e altre più portate per la parte organizzativa e dirigenziale. Furono così coinvolte inizialmente una decina di persone… era difficile dire di no a don Bartolo, lui sapeva dare entusiasmo, voglia di fare e la giusta dose di responsabilità. I componenti di questo gruppo ebbero modo di conoscersi, confrontarsi, amalgamare le loro esperienze passate e creare tra loro un rapporto di stima e amicizia. Era così nato il gruppo dirigente e il primo nucleo di allenatori. L'obiettivo primario era quello di dare la possibilità al maggior numero di ragazze e ragazzi di praticare uno sport, di giocare tutti e, importante, questa possibilità doveva essere offerta in modo gratuito.
I problemi economici vennero risolti nel tempo con l'organizzazione di iniziative
collaterali quali il “Banco di beneficenza” e la distribuzione dei "Sonetti" in occasione delle feste patronali del paese. A questo si aggiunse la generosità di diverse famiglie che avevano saputo cogliere l'importanza e la bontà della proposta.
Interessante la scelta del nome dato alla società: venne chiesto ai ragazzi di proporre dei nomi; tra i tanti venne scelto quello che sembrava il più curioso, il nome di Rivalta letto al contrario: ATLAVIR. Iniziarono quindi gli allenamenti, vennero formate le prime squadre e formalizzate le iscrizioni ai campionati. Mancava la palestra e le prime partite di pallacanestro furono giocate all'aperto, su un campo tracciato sull'asfalto e i canestri regolamentari costruiti da volenterosi genitori. L'entusiasmo era grande e il tifo non mancava mai.
Vennero formate poi in rapida successione le squadre di atletica leggera, di pallavolo, di rugby educativo, di tennis tavolo e qualche tempo dopo, fu proposta la ginnastica educativa per i più piccoli.
Venne organizzata la prima "Festa dello Sport" che ebbe un grande successo. Vi furono altri giorni memorabili, come il viaggio in aereo a Roma per i campionati italiani di corsa campestre, la vittoria di tre ragazzi dell'Atlavir nella manifestazione nazionale "Esercito-Scuola" a Rimini sempre nella campestre, il viaggio a Vif in occasione del gemellaggio di questo paese francese con Rivalta, le trasferte a Firenze e Treviso ancora per i campionati italiani di corsa campestre. Con il tempo le richieste di partecipazione aumentavano, bisognava così trovare altri allenatori e la proposta veniva fatta ai ragazzi più anziani avviandoli a corsi di formazione. È stato così che centinaia e centinaia di ragazzi rivaltesi hanno potuto praticare sport, con impegno, con gioia, con qualche sofferenza, ma tutti da protagonisti. Personalmente ho ricordi bellissimi di quegli anni, rammento il volto di tanti ragazzi, il loro entusiasmo, le piccole difficoltà, le soddisfazioni, le gioie condivise.
Ancora oggi a distanza di tanti anni mi capita spesso di incontrare persone che furono i ragazzi dell'Atlavir di allora, e tutti ricordano con piacere quella esperienza.
Come tanti altri ho dedicato molto del mio tempo libero a questa società, ma in cambio ho avuto tantissimo. Stare in mezzo ai giovani, lavorare per loro, sapere di aver contribuito alla loro crescita in un ambiente sano è stata per me una grande soddisfazione. Conoscere i ragazzi, le loro famiglie e tante altre persone nell'ambiente sportivo è stata un'esperienza molto utile.
Impegnarsi per l'Atlavir ne è valsa la pena.
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